Cinema

Sing – Quando gli animali salvano il teatro

Sing – Quando gli animali salvano il teatro

Abbandonati (ma solo per il momento) i Minions, la "Illumination" ed il regista Garth Jennings portano sulle scene di un teatro un gruppo di animali canterini. E il film funziona!

Facciamo una scommessa...

Prendete un regista il cui ultimo - nonché secondo - film, ambizioso e alla fine più sfortunato di quanto in realtà meritasse, risale quasi a dodici anni fa (Guida Galattica Per Gli Autostoppisti - 2005), una casa produttrice che ha letteralmente costruito la propria fortuna sui Minions, aggiungeteci uno dei format che più ha successo presso il pubblico al momento, ovvero i talent show, e metteteci – guai mancassero! – una torma di animaletti simpatici dalle nevrosi e dai desideri del tutto umani. Sulla carta un progetto simile potrebbe risultare azzardato, ai limiti della riuscita...

...ed invece...

Ed invece Sing di Garth Jenning sorprendentemente funziona su tutta la linea: la storia di Buster Moon, koala ed impresario teatrale che, sull'orlo del fallimento, organizza un talent per riuscire a racimolare il denaro necessario a salvare il suo teatro ha un ritmo invidiabile e protagonisti irresistibili (solo a me Moon ha ricordato Gene Wilder??). Fa molto la regia di Jennings, “musicale”, moderna  ed ipercinetica, ma non fastidiosamente schizofrenica com'è invece tipico di tanti prodotti Dreamworks. Punto a favore anche la mancata “infantilizzazione” dei personaggi, stratagemma ruffiano solitamente usato per accaparrarsi ancor di più i bambini: la presenza di personaggi/stereotipo con un passato e/o un presente da riscattare (il gorilla delinquente suo malgrado, la maialina casalinga frustrata, l'elefantessa con problemi di auto-accettazione, e via così) funziona perfettamente su più livelli e, così come in Zootropolis - il più Pixar dei prodotti Disney  – rende il prodotto divertente per i più piccoli e non una “via crucis” per i più grandi.

Sing Vs Oceania

Diretti concorrenti in sala, Sing è il “side B” di Oceania: da una parte il “classico” Disney che risulta essere più classico nella forma (qui le canzoni fanno parte della narrazione, ma ne sono anche il forte limite: tutt'altro che memorabili – e non certo aiutate dal doppiaggio -  spezzano il ritmo del racconto rivelando quanto questa formula possa essere ormai troppo vecchia) che non nella sostanza (addio prìncipi e principesse e avanti l'indipendenza femminile), dall'altra un prodotto con pochi altri fini se non il divertimento “facile” dalla morale risaputa, ma dalla confezione “pop”, moderna e scintillante. A carte in tavola è però proprio il film di Jennings ad uscirne ampiamente vincitore. Certo, a voler essere pignoli lascia un po' di amaro in bocca il pensiero che per far risorgere un teatro ci si debba affidare ad un talent, ma queste sono considerazioni tutto sommato inutili quando si finisce per battere il piede al ritmo di una canzone di Lady Gaga cantata dal porcello tedesco Gunter in lamè giallo.

Perchè vederlo? Valida alternativa ai prodotti Disney, riesce a divertire senza pretendere e soprattutto senza prendere in giro l'intelligenza dello spettatore adulto.

Perchè non vederlo? Non c'è molto di nuovo sotto al sole: simpatici animali antropomorfi, canzonette di facile effetto e morale già vista. Divertente, ma i capolavori di questo genere stanno da un'altra parte.